Uno fra i «leaders» dei comunisti inglesi si è rivolto al compagno Lenin con una lettera, che dà una chiara visione del movimento socialista in Inghilterra. In questa lettera è posta direttamente la questione della tattica di comunisti verso il Parlamento. Il compagno Lenin ha risposto alla lettera con l’esposizione ampia del punto di vista comunista sulla questione.
Questi due documenti sono stati comunicati dal compagno Lenin alla redazione dell’«Internazionale Comunista» di Mosca. Li riportiamo volentieri nella nostra «Polemica» purché, a parte talune differenze ambientali che i nostri lettori vedranno da sé, questo carteggio internazionale è assai interessante per chiarire la posizione dei comunisti di fronte al problema del Parlamentarismo.
Caro compagno Lenin!
Sono felice che mi capiti la possibilità di parlare con voi. Vedo, che il nostro movimento operaio inglese si rovina per la soverchia sua tendenza al parlamentarismo ed alle elezioni locali. Tutti sono presi dalla smania di eleggere e di essere eletti. In tale condizione non si può pensare a lavoro socialista. La propaganda socialista negletta per la conquista dei voti. E gli eletti – gente contenta e vanitosa! – interpretano con ogni benevolenza tutti i delitti del regime capitalistico!
Sono convinto, che è impossibile di creare una disposizione d’animo rivoluzionario fra mezzo a gente il cui unico ed esclusivo pensiero quale è «la vittoria elettorale». Certo questo, in Inghilterra è impossibile. Coll’avvicinarsi delle elezioni sparisce la coscienza di classe. Si può bene con certezza affermare che un Partito che raggiunga la vittoria elettorale è perduto per il socialismo.
Come voi sapete vi sono in Inghilterra le seguenti correnti nel movimento operaio:
1. Il vecchio trade-unionismo, che è lontano da ogni «idealismo entusiastico» e dal socialismo.
2. L’«Indipendent Labour Party» (I.L.P.) che è quasi sempre borghese od ultra-religioso.
3. Il «British Socialist Party» più radicale dell’Indipendent, ma che dal punto di vista comunista non ne è molto migliore. Le ultime due correnti sono eccessivamente preoccupate della commedia elettorale. I loro eletti dal momento che divengono deputati si allontanano quasi sempre dalla classe operaia.
4. Il «Sindacalista rivoluzionario», che pone ogni sua speranza nell’«azione diretta». Questa è l’elemento promettente, fra il quale si trovano molti abili condottieri, i quali spesso di fronte al nemico rivelano quella energia che in momento di rivoluzione può rendersi molto preziosa. Però essi mostrano spesso la loro debolezza spirituale per quanto è fuori della loro competenza, e non sono sempre buoni organizzatori.
La rivoluzione russa in modo assai diverso ha esercitata la propria influenza sui sopraindicati capi delle varie correnti. I burocratici del vecchio trade-unionismo si sono spaventati, quando i loro membri hanno aderito alle unioni rivoluzionarie. Presso a poco lo stesso si può dire sul Partito Indipendente e del British Socialist Party. I sindacalisti rivoluzionari sono fautori di una organizzazione basata sui principi «sovietisti», ma ne hanno essi stessi una poco chiara visione. Essi seguono con grande attenzione le notizie della Russia. Sono in maggior parte minatori e operai meccanici, sebbene negli ultimi tempi fra loro si trovino rappresentanti di altre professioni.
I sindacalisti rivoluzionari destano l’attività parlamentare e non si uniranno mai con nessun partito che faccia la caccia ai seggi parlamentari. A questo gruppo aderiscono i «Workers Committees» ed i «Shop Stewards».
Vengono poi:
5. Il «Partito operaio socialista» (S.L.P.) che tendeva all’antiparlamentarismo, però ha subito nelle ultime elezioni la febbre elettorale, perciò ha allontanati da sé i sindacalisti rivoluzionari, fra i quali aveva molti aderenti.
6. La «Federazione operaia socialista» stretta ed ancor giovane organizzazione, che dapprincipio venne formata esclusivamente dalle donne e che ha adesso non pochi uomini nelle sue file. È questo il Partito della povera gente, che raggruppa generalmente degli operai non qualificati ed ha il proprio Stato Maggiore nell’East-End. Vi si trovano tuttavia anche operai qualificati ed impiegati di ufficio. Nel suo ultimo Congresso, il Partito ha deciso di divenire Partito Comunista, ma per consiglio di parecchi compagni, è stato sospeso il cambiamento del nome fino alla conclusione delle trattative per la creazione di un Partito Comunista unitamente alle organizzazioni sopraindicate 3, 5 e 6 e con la «Sud Walles Socialist Federation» che è in stretto contatto con i sindacalisti rivoluzionari. Molti sono convinti, che questa Federazione potrà difficilmente restare nel seno del Partito Comunista. Secondo me invece non vi è nessuna ragione per diffidarne.
Perché vi scrivo tutto questo? Per mostrarvi come la questione del parlamentarismo si acuisca fra noi. Le organizzazioni 3 e 5 continuano la caccia per le candidature ed allontanano con questo i membri delle organizzazioni 4, 6 e 7. Desidererei sapere, se vi rendete conto del come è poco sviluppata da noi la coscienza di classe e quanto è forte l’intrigo politico.
Noi vogliamo sentire da voi una parola sul parlamentarismo. Questo è tanto necessario qui. Dovreste dire questa importante parola, per accelerare il nostro distacco dal riformismo. Le vostre opinioni a noi, che desideriamo la Rivoluzione, danno modo a profonde riflessioni. Sono convinto, che se foste fra noi, direste: Tutte le forze per l’azione rivoluzionaria! Lasciate stare le macchine politiche! Non v’è altro paese dove agli operai incomba così urgente la liberazione dalla macchina politica, che vi lega mani e piedi.
XX
London, 16 luglio 1919
P.S. – Debbo rilevare che fra i sindacalisti rivoluzionari, cresce il numero di quelli che vogliono la rivoluzione e solo aspettano un segnale per cominciare. Però è assai difficile affrettarsi. Oh, quanto il mondo deve ringraziare la Russia! Voi direte che la vostra rivoluzione si è creata nello svolgimento degli avvenimenti. Sì, ma il vostro limpido pensiero ha illuminato molte teste. Solo mercé la lunga propaganda rivoluzionaria in Russia il popolo è stato capace di utilizzare la situazione.
Se almeno si riuscisse ad unire tutti quelli che pensano alla rivoluzione ed a sottrarli alle mene elettorali ed a guidarli verso il lavoro rivoluzionario! Oltre che di propaganda abbiamo bisogno di organizzazione. Siamo ora come i bambini che si sono sviate nel bosco o in un paese straniero. Dobbiamo cercare in tutti gli angoli, per essere attivi nel momento propizio, per far uso della nostra forza. Faremo tutto ciò che ci permetteranno le nostre forze, però una vostra lettera od un vostro articolo potrà aiutarci molto in quel senso. I nostri propagandisti dicono sempre: «Non siamo noi che cerchiamo i conflitti; è il governo che li idea» quasi sia una vergogna il creare dei fastidi ai capitalisti. Adesso abbiamo molto bisogno di una seria propaganda ed agitazione.
A questa lettera il compagno N. Lenin ha così risposto:
Egregio compagno!
Ieri soltanto ho ricevuto il vostro scritto del 16 luglio 1919. Vi sono molto grato delle informazioni sull’Inghilterra e mi ingegno di esaudire la vostra preghiera, cioè di rispondere alle vostre questioni.
Non dubito affatto di questo, che molti lavoratori, i quali sono ottimi, onestissimi, veramente rivoluzionari rappresentanti del proletariato, siano nemici del parlamentarismo e di qualsiasi partecipazione al parlamento. Quanto più antica è in un determinato paese la coltura capitalista e la democrazia borghese, tanto più ciò si comprende purché nei vecchi paesi parlamentari la borghesia ha imparato egregiamente a illudere il popolo e ad ingannarlo con mille manovre, designando il parlamentarismo borghese come «democrazia in genere» o come «vera democrazia» o simili, e abilmente dissimulando i milioni di legami che allacciano il parlamento con la Borsa e coi capitalisti, servendosi della corruttibile stampa venale e con tutti i mezzi promovendo la potenza del capitale.
Non c’è il minimo dubbio che l’Internazionale comunista e i partiti comunisti dei singoli paesi commetterebbero un errore insanabile se respingessero da sé quei lavoratori che parteggiano per il regime dei Soviet; ma tuttavia non sono disposti a prender parte alla lotta in parlamento. Se si considera il problema nel suo significato generale, dal punto di vista teorico, è appunto questo programma, la lotta per il regime dei Soviet, per la repubblica dei Soviet, che può ora riunire senza riserve tutti i veri rivoluzionari delle sfere operaie, e deve riunirli. Moltissimi lavoratori anarchici diventano ora sinceri aderenti del regime dei Soviet, e se è così, ciò prova che essi sono i nostri migliori compagni e amici, i migliori rivoluzionari; soltanto per un malinteso essi erano nemici del Marxismo, o piuttosto non per un malinteso, ma in forza di ciò che il Socialismo ufficiale dominante dell’epoca della Seconda Internazionale (1889–1914) fu infedele al Marxismo, cadde nell’opportunismo, e specialmente snaturò le dottrine rivoluzionarie di Marx e i suoi insegnamenti sulle esperienze della Comune di Parigi nel 1871. Io ho scritto dettagliatamente su tale argomento nel mio libro «Stato e rivoluzione» e non mi trattengo più a lungo su questo problema.
Che cosa succederebbe, se in certo paese i comunisti, nella persuasione di compiere opera rivoluzionaria e pronti a realizzarla, non si potessero unire ai sinceri aderenti del regime dei Soviet (del sistema sovietistico, come qualche volta dicono i non russi) in causa di differenze d’opinioni sulla questione della partecipazione al parlamento?
Io terrei tale differenza d’opinioni per inesistente attualmente perché la lotta per il regime dei Soviet è una lotta politica del proletariato nella sua forma più elevata, consapevole, rivoluzionaria.
È meglio restare coi lavoratori rivoluzionari, anche se essi errano in una unica o accessoria questione, che coi socialisti «ufficiali» o socialdemocratici, se costoro non sono veri e saldi rivoluzionari, se non vogliono condurre il lavoro rivoluzionario fra le masse operaie, o non sono capaci di condurlo, ma però seguono in questa unica questione la tattica giusta. Oggi la questione del parlamentarismo è un problema di secondaria importanza e isolato.
A mio parere Rosa Luxemburg e Carlo Liebknecht erano dalla parte della ragione quando sostenevano la partecipazione alle elezioni per il parlamento tedesco borghese e per l’assemblea nazionale costituente, nella conferenza di gennaio 1919 degli spartachiani in Berlino, contro il parere della maggioranza di questa conferenza.
E va da sé che avevano ancor più ragione quando preferivano rimanere col partito comunista, il quale commetteva un solo errore, che andare coi veri rappresentanti del socialismo della tendenza di Scheidemann e dei suoi seguaci, o con quelle anime di lacchè, con quei dottrinari, poltroni, svergognati complici della borghesia e in realtà riformisti che si chiamano Kautsky, Haase e Däumig, cioè con tutto il partito degli «Indipendenti» tedeschi.
Personalmente io sono convinto che la rinuncia a partecipare alle elezioni politiche è un errore da parte dei rivoluzionari inglesi, ma è meglio commettere questo errore che ostacolare la formazione di un grande partito comunista dei lavoratori per mezzo di tutte le tendenze, e gli elementi da Voi enumerati, simpatizzanti col bolscevismo e realmente favorevoli alla Repubblica dei Consigli.
Se, per esempio, nel Partito Socialista Britannico ci fossero dei veri bolscevichi, che in causa della differenza di opinioni sulla questione della partecipazione al parlamento si ricusassero a unirsi in un partito comunista con le tendenze dà Voi elencate sotto i paragrafi 4, 6 e 7, a mio avviso questi bolscevichi commetterebbero un errore mille volte più grande di quello che non sia una erronea rinuncia alle elezioni per il parlamento borghese britannico. (S’intende che io nel dir questo ammetto che le tendenze indicate da Voi ai numeri 4, 6 e 7 siano realmente affiatate con la massa dei lavoratori e non rappresentino soltanto piccoli gruppi di intellettuali, come spesso avviene in Inghilterra). Per tale riguardo sono specialmente importanti i Comitati di lavoratori e i «Shop Stewards», i quali, come si deve credere, sono in stretto contatto con le masse.
L’infrangibile vincolo con la massa dei lavoratori, l’intendere che si deve costantemente condurre l’agitazione fra di essi, partecipare ad ogni sciopero, dare risposta a ogni domanda della massa, questa è la cosa più importante per il Partito Comunista, sopratutto in un paese come l’Inghilterra dove finora (come del resto in tutti i paesi imperialisti) al movimento socialista e al movimento dei lavoratori in generale partecipano di preferenza angusti circoli degli strati superiori del proletariato, i rappresentanti dell’aristocrazia operaia, i quali in gran parte sono completamente guastati dal riformismo, e restano sotto il fascino di pregiudizi borghesi e imperialistici. Senza convincere le masse della completa corruzione borghese di questi strati, non si può parlare di un serio movimento comunista dei lavoratori. Ciò si riferisce, tanto all’Inghilterra quanto alla Francia, all’America e alla Germania.
Quei lavoratori rivoluzionari, che fecero del parlamentarismo il punto centrale dei loro attacchi, sotto l’aspetto dei principii hanno ragione, in quanto che per mezzo di tali attacchi si estrinseca la negazione del principio del parlamentarismo borghese e della democrazia borghese. Il regime dei Soviet, la Repubblica dei Consigli, tutto ciò ha collocato al posto della democrazia borghese la rivoluzione degli operai, questa è la forma del passaggio dal capitalismo al socialismo, la forma della dittatura del proletariato. E la critica del parlamentarismo è non soltanto necessaria come motivazione del passaggio al regime dei Soviet, ma anche molto opportuna come esame della ristrettezza e limitazione storica del parlamentarismo, della sua coesione col capitalismo, del suo carattere progressivo in confronto del medioevo e del suo spirito reazionario in confronto col regime dei Soviet.
Tuttavia i critici del parlamentarismo in Europa e in America sono nel torto (quando essi appartengono agli anarchici e agli anarchico-sindacalisti) in quanto che respingono qualsiasi partecipazione alle elezioni e all’attività nel Parlamento. Qui si palesa semplicemente la mancanza di esperienza rivoluzionaria. Noi russi abbiamo fatto nel ventesimo secolo due grandi rivoluzioni e sappiamo benissimo quale importanza durante un’epoca rivoluzionaria in generale e specialmente in modo immediato durante una rivoluzione può avere il parlamentarismo, e realmente ha. I parlamenti borghesi devono essere aboliti e sostituiti con istituzioni sovietistiche: ciò non può essere dubbio. Adesso, dopo l’esperienza della Russia, dell’Ungheria, della Germania, e di altri paesi, è certo che ciò avviene esclusivamente per mezzo della rivoluzione proletaria. Quindi la preparazione sistematica delle masse operaie per mezzo dell’illustrazione dell’importanza del regime dei Soviet per esse, per mezzo della propaganda e agitazione per tale regime, costituisce l’esclusivo dovere di ogni lavoratore che vuol essere un rivoluzionario d’azione.
Noi russi pero abbiamo assolto questo compito, mentre ci agivamo sull’arena del parlamento.
Nella zarista Duma, falsificata dai proprietari fondiari, i nostri rappresentanti si adoperarono a condurre una propaganda rivoluzionaria e repubblicana. Allo stesso modo può e deve nei parlamenti borghesi venir condotta dall’interno una propaganda per i Soviet.
Forse ciò non è facile a ottenersi in Inghilterra o in ogni paese a regime parlamentare, ma questa è un’altra questione. Bisogna ottenere che i lavoratori rivoluzionari in tutti i paesi facciano propria questa giusta tattica. E se il partito operaio è veramente rivoluzionario, se è un vero partito di lavoratori, cioè unito con la massa, con la maggioranza di coloro che realmente lavorano, con gli strati profondi del proletariato e non soltanto con lo strato superficiale di esso, se è realmente un partito cioè una organizzazione saldamente e seriamente compatta dell’avanguardia rivoluzionaria che si adopera con ogni possibile forma e maniera a compiere fra le masse un’opera rivoluzionaria, in tal caso un simile partito è capace di tenere a freno i suoi uomini parlamentari, di fare di essi dei veri propagandisti rivoluzionari, del genere di Carlo Liebknecht e non di quegli opportunisti che corrompono il proletariato con metodi borghesi, con costumi borghesi, con idee e con mancanza d’idee borghesi.
Se ciò non si potesse conseguire e in Inghilterra, se d’altra parte fosse impossibile in Inghilterra l’unificazione degli aderenti al regime dei Soviet, specificatamente in causa di divergenze d’opinioni intorno al parlamentarismo e unicamente per tale causa, io terrei come un necessario passo avanti verso la completa unificazione la immediata formazione di due partiti comunisti, favorevoli al passaggio dal parlamentarismo borghese al regime dei Soviet. Quant d’anche uno di questi partiti ammettesse la partecipazione al parlamento borghese, e l’altro la declinasse, questa divergenza di opinioni è così poco essenziale che sarebbe molto ragionevole il non scindersi per causa di essa. Ma anche la contemporanea esistenza due simili partiti sarebbe un prodigioso progresso in confronto della situazione presente, sarebbe, secondo ogni verosimiglianza, il passaggio alla piena unità e ad una rapida vittoria del comunismo.
Il regime dei Soviet con un’esperienza di quasi ormai due anni mostrò non solo che la dittatura del proletariato è possibile perfino in un paese agricolo, ma anche che essa è capace di sostenersi in circostanze incredibilmente, inauditamente difficili mediante la creazione di un formidabile esercito: la quale è la miglior prova di organizzazione e di ordine.
Il regime dei Soviet ha realizzato di più: esso ha già moralmente vinto in tutto il mondo, perché la massa dei lavoratori è dovunque ormai per il regime dei Soviet, benché essa conosca soltanto frammenti di verità intorno a tale regime e oda migliaia e milioni di false notizie intorno ad esso. Il proletariato di tutto il mondo ha già riconosciuto che il potere dei Soviet è il potere dei lavoratori effettivi, che esso soltanto salva dal capitalismo, dal giogo del capitale, dalle guerre fra gli imperialisti, e conduce a una durevole pace.
Appunto perciò è possibile che gli imperialisti abbattano alcune isolate repubbliche sovietiste, ma è impossibile trionfare del movimento verso i Soviet del proletariato mondiale.
Mosca
N. Lenin
Il seguente passo tolto da giornali russi vi offre un esempio delle nostre informazioni riguardo all’Inghilterra:
Londra, 25 agosto.
Il corrispondente londinese del giornale di Copenaghen «Berlingske Tidende» telegrafa in data 3 agosto in merito al movimento bolscevico in Inghilterra:
«Gli scioperi che ebbero luogo negli ultimi giorni e la rivelazione fatta di recente ha scosso la convinzione degli inglesi della insensibilità del loro paese verso il bolscevismo. Presentemente la stampa discute vivamente questa questione, e l’amministrazione adopera tutte le sue forze per stabilire che il ‹complotto› è esistito per un tempo abbastanza lungo e il suo scopo non era né più né meno che la distruzione del dominante ordinamento statale. La polizia inglese ha arrestato un ufficio rivoluzionario, il quale, come pretendono i giornali, disponeva di armi e di denaro.
Il ‹Times› pubblica il contenuto di alcuni documenti che furono trovati presso gli arrestati. Essi contengono un completo programma rivoluzionario, a termini del quale tutta la borghesia deve venir disarmata; si devono provvedere armi e munizioni per i Soviet dei lavoratori e per i delegati dell’esercito rosso e creare un esercito rosso, e tutti i posti nel servizio dello Stato devono essere occupati da operai. Inoltre vi era progettata la creazione di un tribunale rivoluzionario per rei politici e per le persone che si fossero rese colpevoli di maltrattamento di prigionieri. Tutti i mezzi di sussistenza dovevano essere confiscati. Il parlamento e gli altri organi della autonomia sociale dovevano essere sciolti ed al loro posto si dovevano istituire dei Soviet rivoluzionari. Il tempo di lavoro deve essere limitato a sei ore e il salario minimo settimanale elevato a sette lire sterline…. I prestiti di Stato e tutti gli altri prestiti devono essere annullati. Tutte le banche, tutte le imprese industriali e commerciali e i mezzi di trasporto sono nazionalizzati».
Se ciò è vero, io devo presentare agli imperialisti e capitalisti inglesi sotto la forma del loro organo, del più ricco giornale del mondo, il «Times», la mia rispettosa riconoscenza e ringraziamenti per l’eccellente propaganda a profitto del bolscevismo.
Continuate in questo spirito, o signori del «Times», voi conducete egregiamente l’Inghilterra alla vittoria del bolscevismo.
Notes:
[prev.] [content] [end]
Pubblichiamo qui lo scambio epistolare tra Sylvia Pankhurst e Lenin sulla questione del parlamentarismo, apparso nel 1920 sulla rivista «Comunismo» edita da Serrati e che costituì la base della giustificata critica alla posizione di Lenin in materia nell’articolo «Lenin e il parlamentarismo», pubblicato successivamente sulla rivista «Il Soviet» nel luglio 1920. Questo scambio epistolare fu pubblicato anche in tedesco nel 1919 sulla rivista «Die Kommunistische Internationale» con il titolo «Der Sozialismus in England (Ein Beitrag zur Frage des Parlamentarismus)». Entrambe le pubblicazioni omisero il nome di Sylvia Pankhurst (sinistra.net).
